XIV, fasc. 4) e aggiungendo poi (XV, 146) che con ciò aveva esaurito l'argomento (vd. p. 413, 414). E fu già qualche cosa, perché lo stesso organo degli studi danteschi italiani per la Mirabile Visione del Pascoli, che è uno dei più grandi libri di esegesi dantesca che siano stati scritti, e che riprendeva con mirabile forza la tesi del senso mistico della Vita Nuova, se la cavò anche meglio, negando al libro ogni recensione mentre un gruppetto di dantisti lo diffamava privatamente in modo che (esempio forse unico!) di quel libro non si trova né in giornali né in riviste una sola recensione! La mia indignazione è posticipata, è verso quel critico, per esempio, che avanti ai nove volumi della grande opera di Gabriele Rossetti densi di fatti, di raffronti, di prove, se la cavava con la seguente barzelletta: «Se anche una buona volta venissero fuori elementi di un'interpretazione autentica... non è a credere che si otterrebbero rivelazioni mirabolanti sul genere di quelle bandite dal Rossetti e più da taluni suoi seguaci; le quali poi in ogni caso offrirebbero una mera curiosità storica (!!!) e ci svelerebbero un Dante poco sano in una regione del suo cervello». E questo critico era proprio Benedetto Croce(640).
La mia indignazione in altri termini è contro i giudicatori a vanvera, illustri o non illustri, che da parecchi anni a questa parte hanno sdottorato e sentenziato in questa materia senza averla studiata. Di anticipato c'è la poca considerazione per il loro giudizio, ormai troppo screditato, e che io ho voluto esprimere dedicando il mio libro appunto alla memoria di quei due nobilissimi rivelatori vituperati.
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