Questi documenti, che sono la massa di poesie e di poemi indiscutibilmente, almeno in parte, crittografici, si possono spiegare come qualunque crittografia, come abbiamo spiegato (senza il permesso del Croce) la grande crittografia della Divina Commedia, non con documenti nuovi che rivelassero fatti ignoti, ma solo studiando, pensando, confrontando, leggendo meglio i documenti vecchi.
E l'esistenza di un gruppo iniziatico risulta perfettamente, automaticamente dalla constatazione dell'esistenza di un gergo e da quello che dicono le poesie tradotte dal gergo, quando dall'essere documenti oscuri passano a essere documenti chiariti. Il trucco del Croce in quella frase sui documenti consiste nel far credere che siano documenti soltanto, che so io? gli atti di notaio. Vorrebbe un documento di questo genere: «Oggi... dinanzi a me pubblico notaro... li tali... e tali... si sono presentati per dichiarare che vogliono fare una società segreta... ecc., ecc.». Finché il Croce non vedrà questo documento o uno simile dirà che «i cervelli polizieschi travedono sette e complotti nelle più innocenti parole e atti».
Noi risponderemo che i cervelli fatti ottusi dalla natura, o peggio, dal partito preso, non sanno spiegare le crittografie e non vedono l'esistenza di un gruppo iniziatico neanche nelle parole di Francesco da Barberino che dice: «Dicol signori a voi saggi e coverti però che mi intendete!»
D'altra parte, che io abbia portato anche documenti esterni e di tipo nettamente storico nei quali si parla di tempi nei quali ogni poeta «ereticus dicebatur», e di un processo intentato dall'inquisizione contro i poeti, lo conferma il Croce stesso, ma in una noterella, come di nascosto, dicendo che secondo lui però quel documento va interpretato diversamente.
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