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      Mi duole di dover riparlare ancora una volta e in tono diverso del Sapegno, ma non c'è nessuna ragione che io conservi il tono quando lo cambiano gli altri. Ho l'abitudine d'accettare sempre nelle discussioni il la dell'avversario.
      Il Sapegno, dopo aver scritta la critica di cui sopra, si è precipitato, in un'altra rivista, e ivi, a proposito del libro dello Scarlata, ha cominciato a parlare in questa forma: «Pare impossibile: le assurde fantasie del Valli sul presunto contenuto settario ed eretico della nostra poesia mediovale, pur dopo le molte e definitive confutazioni trovano ancora sostenitori e seguaci» («Leonardo», novembre - dicembre 1929, p. 292).
      Chi ha letto quanto precede sa quali siano le molte e definitive confutazioni del mio libro e lo vedrà anche meglio se terrà conto del fatto che il Bertoni non ha neanche preteso di confutare il mio libro, ma sì di limitarne la tesi, e che il Tonelli ha dichiarato egli stesso che non pretendeva d'averlo confutato. Il confutatore vero e definitivo, si capisce, sarebbe proprio lui, il Sapegno!
      Il metodo, adattissimo per impressionare gl'imbecilli, d'infilare alcune obiezioni più o meno inconsistenti e poi di correre ad annunciare l'avvenuta confutazione definitiva di un'opera, è stato già usato naturalmente contro il Rossetti, se non che allora ci si mettevano in due, uno, lo Schlegel, infilava le obiezioni inconsistenti e un altro, l'Ozanam, si affrettava a dichiarare che ormai dopo il giudizio dello Schlegel la discussione era chiusa.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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