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      Oggi i due uffici, quello di infilatore di obiezioni inconsistenti, e quello di glorificatore dell'avvenuta confutazione definitiva, sono compiuti da uno stesso Natalino Sapegno!
      Altro indizio, mi pare, che le schiere dell'avversario siano molto ridotte!
      Pure l'uscita comica del Sapegno non doveva sorprendermi.
      Quando un critico ha tanta precisione espositiva da raccontare che un libro «attribuisce senz'altro il "Fiore" a Dante», mentre il libro dedica un intero capitolo alla questione, ha tanta coerenza da affermare che «tutte le oscurità della poesia d'amore si riducono ad allusioni, a fatti ignoti o ad artifici formali», mentre a sette righe di distanza riconosce che alcune poesie, sono indubbiamente scritte in un gergo incomprensibile, ha tanta chiarezza di nozioni da sostenere che i «Fedeli d'Amore» non avevano speciale intenzione di nascondersi mentre tutti i principali «Fedeli d'Amore» dichiarano questa volontà, ha tanto senso d'arte da ingoiare per buone tutte le più ridicole interpretazioni letterali della scuola e persino che Dante si volesse uccidere gli occhi, perché aveva visto la torre della Garisenda senza riconoscerla, ha tanto spirito sintetico da sostenere che le figure del Tractatus amoris di Francesco da Barberino, dove un fanciullo sta di fronte a una fanciulla, un donzello a una donzella e un marito si ricollega a una moglie, «non devono essere presi in simmetria ma stanno ognuna da sé», quando un critico, ripeto, mostra d'avere tutte queste qualità, è legittimo aspettarsi che egli abbia anche tanto rispetto per la serietà scientifica da dichiarare, dopo le sue parole, chiusa la discussione perché eseguita la confutazione definitiva, e tanto.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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