Egli aggiunge: «Ma quanti problemi di critica letteraria vengono finalmente risolti da questo libro del Valli, troncando tante inutili ricerche su falsa strada e indirizzandole non inutilmente verso la giusta mèta! È un lavoro, per il quale ci vorrà più d'una generazione di studiosi, perché man mano che si risolvono i vecchi problemi, ne sorgono continuamente di nuovi. E il Valli è il primo ad accennarli».
Aleardo Sacchetto nell'articolo: Il linguaggio segreto di Dante («Bibliografia Fascista», marzo 1928) insieme a un altro franco consenso del quale molto mi compiaccio, ha fornito un'altra aperta dichiarazione di sentire nella poesia d'amore interpretata secondo il nuovo metodo una più alta e più degna vita di quei grandi che la scrissero. Dice il Sacchetto: «È incontestabile che il libro di Luigi Valli è uno dei più alti contributi che la critica contemporanea abbia dato a una maggiore e più vera comprensione della poesia delle origini e di tutta l'opera di Dante.
«Io, per mio conto, sento che si può guardare al libro del Valli come a un'inattesa sorgente da cui scaturirà, limpida e pura, la verità adombrata nei canti di Dante e dei "Fedeli d'Amore".
«Non mai, infatti, come oggi - che l'Amore appare identificato in amore della santa Sapienza - misurammo in tutta la sua possente originalità la formula d'arte:
I' mi son un, che quandoAmor mi spira noto e a quel modo
che ditta dentro vo significando".
«Né mai si accese l'animo nostro, come oggi s'accende di fierezza al pensiero che quei gloriosi poeti delle origini fossero, sotto le specie di giullari innamorati, i combattenti e i confessori d'una battaglia audace in difesa dell'idea».
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