Mi auguro che la discussione fatta al principio di questo libro possa aver chiarito qualcuno dei suoi dubbi.
E considero come una testimonianza anche quella di R. Borsari (I Fedeli d'amore, «Risveglio», Roma, dicembre 1928) che riassumendo brevemente ma chiaramente il mio libro e polemizzando in sua difesa contro alcune delle meno consistenti opposizioni del Costa, riconosce che l'opposizione più forte che trovano i miei argomenti è il turbamento dello stato d'animo estetico romantico nel quale siamo collocati ormai dalla scuola.
Il Borsari è legato allo stato d'animo dell'interpretazione romantica, ma è di quelli che, pur con dispiacere, sanno liberarsene. Scrive: «È certo che rileggendo la Vita Nuova con questa ipotesi nella testa si scorge un mondo veramente nuovo: nuovo, ma non so se più bello. Anzi, mi pare, a sentirsi morire in cuore quella bellezza sia pur vana, effimera, indeterminata, che c'eravamo creati fin da giovanetti, si prova un certo disgusto, ed è contro questo disgusto io credo, che il Valli deve lottare principalmente, e forse, solamente per imporre il suo sistema».
Emendamenti e sviluppi. Particolarmente preziosi sono per me quei consenzienti che hanno accompagnato il loro consenso con qualche proposta di emendamenti alle cose da me dette o con qualche accenno a particolari sviluppi che le mie idee potrebbero avere, o a lacune della mia indagine che dovrebbero essere colmate. Do tra questi il primo posto a Carlo Formichi, al quale io debbo una correzione limpida e precisa della quale gli sono tanto grato quanto dell'aperta e autorevolissima difesa che ha fatto dell'opera mia e del fervore col quale ne ha parlato facendone il tema di un corso di conferenze all'Università di California.
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