Ma gl'indizi di un rapporto tra il simbolismo gioacchimita e quello dei «Fedeli d'Amore» sono anche altri.
Lo stesso Buonaiuti mi ha fatto osservare che la parola del gergo «Pietra» per Chiesa corrotta, si ricollega alla terminologia gioacchimita non solo ma che esiste un problema molto importante. Fiore è uno dei simboli più usati in tutte le poesie dei «Fedeli d'Amore», sinonimo di «Rosa», simbolo della santa verità occulta. Orbene questa denominazione di San Giovanni in Fiore e de Flore donde è rimasto poi sempre il nome di Gioacchino di Fiore, da dove è venuta? Prima di Gioacchino non appare. Fu lui a dar quel nome al convento? E perché scelse quel nome? È un campo aperto alle indagini; ma ognuno può vedere che l'ipotesi che i due misteri intorno al Fiore, il Fiore di Gioacchino e il Fiore dei poeti, facciano un mistero unico, rende queste indagini particolarmente appassionanti.
E c'è di più. Ho riportato anche in queste note l'importantissimo passo di Francesco da Barberino sulla «vedova che non era vedova» amata devotamente da lui e da altri, della quale «non è lecito all'uomo descrivere il viso», simbolo indiscutibilmente di una santa verità conservata pura e occultata ai più.
Ebbene, Gioacchino di Fiore in un passo del «Tractatus super quatuor Evangelia» non solo parla di una vedova simbolica, ma dice che essa è la Chiesa e una speciale Chiesa (non quella che tutti conoscono) e che sta in Oriente e che egli, Gioacchino di Fiore, ha conosciuto in Oriente, che sembra aver conservato una particolare purezza, che «insiste nei digiuni e nelle orazioni» ed è estesa a quel che sembra, fra i samaritani convertiti vicino alle genti dell'Armenia.
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