Cecco d'Ascoli nel suo sonetto a Dante scrive:
Usa cautela e spesso la ricapita,
e sappiti mostrar Francesco e Rodico.
Va, come ti convien, diritto e clodico.
Capiterai, come quei che ben capita...
È evidente che qui il consiglio è di usare per prudenza un linguaggio o una condotta doppia. Posta la lotta tra i franceschi (di Filippo il Bello), e i Templari, avevo immaginato che quel Rodico potesse alludere a Rodi, nominata invece della vicina Cipro, sede dei Templari. Il Quadrelli mi fa osservare che Rodico potrebbe benissimo ricollegarsi invece a ròdon (Rosa) e quindi significare semplicemente seguace della Rosa. L'intepretazione è molto più chiara e più ragionevole della mia e merita senz'altro di sostituirla.
R. Guénon, studioso ben noto delle tradizioni iniziatiche, ha dedicato al mio libro un lungo articolo nella rivista Le Voile d'Isis (febbraio 1929). Egli è l'autore del libretto L'Esotérisme de Dante (Parigi 1925). È naturale che egli consenta con me perché da lungo tempo le tradizioni iniziatiche avevano rivendicato a sé Dante e i «Fedeli d'Amore»; io anzi ho espresso il dubbio che il Rossetti, che ebbe le prime idee sul contenuto segreto dell'opera di Dante a Malta, dove era entrato in rapporto con un gruppo di Rosa-Croce, abbia avuto da loro notizia di questi contenuti segreti che poi ricercò più o meno disordinatamente per via critica. Il Guénon trova che la mia argomentazione è basata su testi precisi che ne costituiscono tutto il valore e riconoscendo la solidità del mio metodo e l'importanza della mia dimostrazione, mi espone cortesemente alcune obiezioni e alcune conferme.
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