Mi ricorda, a proposito dei probabili rapporti fra i «Fedeli d'Amore» e i Templari, che il grido di guerra dei Templari era «Vive Dieu Saint Amour!». Naturalmente non posso che consentire col Guénon quando egli accenna ai moltissimi punti della mia trattazione che avrebbero bisogno di ben altro sviluppo.
Concludo. L'incontro delle mie constatazioni con quelle di qualche tradizione iniziatica è incontro di due ordini di pensieri che vengono da vie diverse, con diversi intenti, con diversissima valutazione forse dei fatti storici che si hanno sott'occhio.
Mi compiaccio delle concordanze sui fatti, mi spiego le discrepanze sui termini e sui giudizi, sono ben lieto di apprendere dati di fatto nuovi, continuo nel mio metodo e nel mio intento che è puramente storico. Così quando il Guénon, accennando anche alla mia scoperta delle simmetrie della Croce e dell'Aquila e a questo venire alla luce del segreto di Dante dopo sei secoli, dice che questo è accaduto «parce qu'il était prévu que le secret devait être gardé pendant six siècle (le Naros chaldéen)», io per mio conto continuo a credere che la cosa si vada chiarendo oggi soltanto perché oggi l'abbiamo studiata senza preconcetti, con molto più materiale a disposizione e con buon metodo.
Testimonianze varie. Accennerò brevemente anche a un gruppo di critici che hanno testimoniato dell'interesse e della considerazione che avevano per l'opera mia anche se hanno talora riservato (come era pienamente legittimo) il loro giudizio definitivo.
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