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      Ma si aggiunga che Dante non dice di aver cambiato il senso che i vocaboli avevano presso gli altri dicitori per rima, ma semplicemente presso gli altri dicitori, il che potrebbe benissimo significare che egli cambiava (d'accordo con alcuni dicitori per rima) il significato delle parole facendo dire a esse altro da quello che significavano comunemente. Comunque è assurdo che il senso di una parola possa essere cambiato in modo da dir veramente «altro da quello che era usata di esprimere» senza una convenzione. Anche questa stranissima testimonianza dell'Ottimo viene dunque a spiegarsi non solo ma a costituire un nuovo indizio dell'esistenza del gergo.
      Niente d'inverosimile che Dante, interpellato dal futuro commentatore che era curioso dei sensi riposti delle sue poesie, gli abbia detto senza spiegargli affatto il gergo che non pretendesse di capire bene tutto perché egli dava alle parole dei significati speciali diversi dai soliti.
      Il carattere iniziatico della «Rosa» dimostrato dal « Rebis» alchemico. Ho accennato molto brevemente nel mio libro, all'evidente rapporto che esiste tra la figura «Moglier e Marito» del Tractatus amoris di Francesco da Barberino e il rebis alchemico, figura d'indubitabilissimo carattere iniziatico. L'ho accennato non solo perché ciò riconferma il carattere iniziatico della figura barberiniana, ma perché mette in luce i rapporti dei «Fedeli d'Amore» con gli alchimisti. Probabilmente tutti costoro sotto il simbolo della Rosa, della donna o della Pietra filosofale nascondevano la stessa idea.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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