Mi si vorrà dire anche quando si ricordi che quella Rosa si chiama proprio Rosa di Sorìa e Rosa d'Oriente come si è sempre chiamata poi Rosa dell'Est? Mi si vorrà ripetere quando si vede Buonagiunta da Lucca cantare quelle parole, stupidissime se applicate alla donna, interessantissime se intese della Divina Sapienza:
Tutto lo mondo si mantien per Fiore?
quando si apprende da Giacomino Pugliese che la sua donna sta vicino a Fiore e si vede tutta la scuola siciliana girare in maniera così monotona intorno a questo Fiore e a questa Rosa?
Come non vedere che tutte quelle scialbe, impersonalissime, inconsistentissime donne del dolce stil novo non sono altro che personificazioni un poco più concrete in apparenza per un maggiore accorgimento dei poeti (spiegato come necessario da Guido Guinizelli), i quali del resto ogni tanto si scordano della donna per celebrare il fiore? (vd. p. 209 e sgg.).
E come non vedere che l'oggetto dell'amore riprende semplicemente il suo vecchio nome quando Dante conclude una sua complicatissima canzone dicendo che essa non si svelerà se non agli «amici di virtù» e che quando sarà fatta «di color nuovi» dovrà semplicemente far desiderare il Fiore?
Fatti di color nuovipoi li ti mostra e 'l fior ch'è bel di fori
fa desiar ne li amorosi cori.
Tutti questi misteri intorno al Fiore e intorno alla Rosa che a un certo punto culminano nel simbolo della Candida Rosa, mèta ultima e vera del sacro pellegrinaggio di Dante, «tempio del suo voto», tutti questi misteri, tutte queste stranezze, si può pensare con qualche fondo di serietà che non siano collegate tra loro?
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