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      2. Nella dottrina dei «Fedeli d'Amore», quale si concretò in Dante, le virtù della vita attiva (Prudenza, Fortezza, Temperanza, Giustizia) fanno capo all'Aquila, le tre della vita contemplativa (Fede, Speranza, Carità) fanno capo alla Croce. Il mondo che prima di Cristo ebbe soltanto le quattro (che irradiano la faccia di Catone) fra Cristo e Costantino le ebbe tutte e sette, ma dopo Costantino, avendo a Roma la Croce ma non avendovi più l'Aquila, ha perduto le quattro della vita attiva. Questa tragedia è espressa specialmente da Dante nel canto VIII del Purgatorio dove, con palese violazione di ogni legge astronomica, si descrivono sulla Valletta dei Prìncipi cristiani tre stelle vicine al polo che hanno preso il posto delle quattro che vi erano prima, per il che appunto il mondo cristiano (la valletta) è ancora esposto agli attacchi del maligno (il serpente) ed è salvato dalla speranza (gli angeli verdi)(649). Perché il mondo sia perfetto bisogna che esso abbia tutte le sette virtù, tutte le sette stelle insieme, cioè che abbia la Croce che porta le tre della vita contemplativa e l'Aquila che porta le quattro della vita attiva; tutte le sette che si troveranno sulla cima del Purgatorio sul verde smalto del Paradiso Terrestre ove cantano: «Noi sem qui ninfe nel ciel siamo stelle». Con le quattro sole della vita attiva non si giunge che al «verde smalto» del nobile castello dell'Inferno, con le tre sole della vita contemplativa ci si indugia nella verde valletta del Purgatorio.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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