(34) V. N., IV.
(35) Dante, Op. cit., p. 123.
(36) G. Alfani, Rime, a cura del prof. Ernesto Lamma, Lanciano, 1912, p. 85.
(37) Dante, Op. cit., p. 99.
(38) Dante, Op. cit., ivi.
(39) Dante, Op. cit., p. 101.
(40) Dante, Op. cit., ivi, p. 101. La lezione «d'opre non star» adottata dalla Società Dantesca mi sembra poco persuasiva perché poco a posto.
(41) Contro la parte Bianca esiste, sì, un sonetto: Color di cener fatti son li bianchi, che un solo codice attribuisce a uno di questi poeti, Guido Orlandi (Rivalta, Liriche del «dolce stil nuovo» p. 156). Anche se il sonetto è suo (cosa difficile ad affermarsi sulle testimonianze di un codice solo), bisogna tener presente che l'Orlandi non figura in alcun modo tra coloro che continuarono a essere in rapporto con Dante, con Cino e con gli altri dopo la crisi per la quale i Bianchi furono cacciati da Firenze e può essere benissimo uscito dal movimento.
(42) V'è un poeta d'amore guelfo nello spirito ma egli non fa parte del gruppo, non si dice Fedele d'Amore ed è odiato: Guittone.
(43) Valeriani, Poeti del primo secolo, vol. II, p. 269
(44) V. N., II.
(45) Cavalcanti, Ediz. cit., p. 75.
(46) Cavalcanti, Ediz. cit., p. 109.
(47) Rime, Ediz. cit., p. 29.
(48) Dante, Op. cit., p. 61.
(49) Monaci, Crestomazia italiana dei primi secoli, p. 49.
(50) Inutile dire che questo «insegnamento» di Madonna si ritrova spesso celebrato presso quei poeti provenzali nei quali la donna rappresentava appunto la setta segreta che insegnava la verità santa.
(51) strofe 296 298.
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