(506) Riccardo da S. Vittore aveva detto: «Rachele muore imperocché come la mente è rapita sopra se stessa si sorpassano i limiti di ogni umana argomentazione e non appena vede in estasi il lume divino l'umana ragione soccombe. Questo è il morir di Rachele...» (vd. cap. IV, 5).
(507) Si noti che tutte quelle angosciose premonizioni della morte dell'amata le ha già inverosimilmente dimenticate!
(508) Vd. cap. IV, 5.
(509) Ecco perché si avrebbero tutte queste donne dei poeti morte prematuramente.
(510) Si ricordi che per dire che il Limbo significava la selva selvaggia, Dante scrive: ma passavam la selva tuttavia, / la selva, dico, di spiriti spessi. Vd. Valli, La chiave della Divina Commedia, p. 81.
(511) Marco Saunier, La leggenda dei simboli. Traduzione italiana, Todi, Atanor, 1921, p. 57.
(512) Ediz. cit., p. 17.
(513) Che gli ultimi capitoli della Vita Nuova quale noi la possediamo siano posteriori al Convivio fu già supposto dal Krause e sostenuto validamente dal Pietrobono. (Il Poema Sacro, Zanichelli, 1915).
(514) Convivio, III 1 2.
(515) Convivio, II 512.
(516) Come si vede il D'Ancona attribuiva a Dante non soltanto, come abbiamo visto, il culto di un'astratta «idea» propria del secolo XIX, ma anche i metodi politici dei tempi nostri. Dante avrebbe creato tutto quel pasticcio fra la Donna Gentile e la Filosofia come un candidato che rabbercia le testimonianze un po' scabrose del suo passato prima di presentarsi agli elettori!
(517) «Proposi di gridare a la gente che per mal cammino andavano, acciò che per dritto calle si drizzassero.
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