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      ) che è «voce nel deserto», uno dei «Fedeli d'Amore», i fedeli della Sapienza santa che per il prevalere della «nuova usanza» deve convertire la sua voce in dolore.
      O voi, che siete voce nel deserto,
      che chiama e grida sovra ciascun core,
      ch'apparecchiate la via de lo onore,
      per la qual non si va già senza merto,
      e secondo che'n voi siete esperto,
      non è chi 'ntenda ciò, tant'è l'errore,
      convertite la voce orma' in dolore,
      perché la nuova usanza vi fa certo,
      che tutto 'l mondo convien star coverto,
      se è lo Sol che non rende splendore,
      per la Luna, che è fatta maggiore.
      Voi siete sol d'ogni parente fore,
      per lo contrario, che'l valore ha merto,
      a cui si trova ciascun core offerto.
      Ediz. cit. p. 163.
      Un'osservazione molto importante. In questo sonetto si usa la frase: «la nuova usanza» per indicare evidentemente un rovesciamento della posizione politica a danno dei «Fedeli d'Amore» e si dice che a cagione di questa «nuova usanza» coloro che apparecchiano le vie dell'onore (evidentemente gli adepti), devono piangere e stare coverti. Nell'altro sonetto di Cino: Novelle non di veritate ignude, si prega un amico di mandare a Cino notizie della «beltà che per dolor si chiude», ma si teme che l'amico non possa farlo perché svariato da «la nuova usanza de le genti crude»:
      Novelle non di veritate ignudequant'esser può lontane sien da gioco,
      disio saver, sì ch'io non trovo loco,
      de la beltà, che per dolor si chiude.
      . . . . . . . . . . . . . . .
      ma svariato t'ha forse non pocola nuova usanza de le genti crude.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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