Ma inutile dire che l'Ozanam riteneva ormai inutile confutare il Rossetti perché l'aveva fatto lo Schlegel, l'oracolo della critica tedesca! Fortunatamente per la critica tedesca essa ha avuto oracoli ben più seri e lo stesso Schlegel è stato ben più serio e onesto quando non scriveva per «odio teologico».
(612) Il Veggente in Solitudine, Op. cit., X, 231.
(613) Sul vocìo dei volgarissimi e sciocchi dispregi si levò la voce, secondo il solito, piena d'onesto buon senso, di Giuseppe Giusti: «Il Rossetti fa di Dante un settario e per volerci veder troppo, aggira sé e il lettore in un laberinto d'illustrazioni, buone e nuove talora, talora ingegnose, qualche volta non buone né nuove. Pure quel lavoro sarà di molta utilità: risparmierà tempo e fatica a chi verrà dopo e desterà ammirazione alla somma industria e all'infaticabilità del bravo napoletano», Scritti vari, p. 435.
Una più ampia rassegna bibliografica su questo argomento si potrà trovare nel volume: Opere inedite e rare di Gabriele Rossetti. Lanciano, Carabba, 1910. Pubblicato a cura di Domenico Ciàmpoli al quale gli italiani dovranno essere grati per aver conservato vivo il culto per l'opera del nobile Poeta abruzzese e per aver illustrato, con molti documenti, la sua biografia.
(614) Il Bassermann tentò di usare questo metodo anche contro la mia interpretazione della Croce e dell'Aquila cincischiando le due simmetrie più complesse e dando a intendere che erano le fondamentali (tacendo delle altre 28!) e non si avvide nemmeno che l'una delle due era stata scoperta dopo che era stata costituita tutta la teoria!
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