Idea profondissima, viva nella stessa scuola filosofica anche questa. È evidente invece che il senso letterale della frase secondo la quale Beatrice sarebbe un prodotto della natura contraddice nettamente alla dottrina di Dante, secondo la quale gli esseri umani sono nella loro essenza (spirito) non già un prodotto della natura, ma creazione diretta di Dio (Purg., XXVI). Tale ambiguità che «copre le cose più belle» secondo l'espressione del Petrarca, so bene che non è di moda oggi, ma senza tenerne conto è impossibile per me intendere appieno i poeti di allora.
(638) O da quest'altro passo del Barberino riguardante il vero senso di una sua canzone e delle sue figure nel suo libro riservatissimo. «Nec est mee intentionis nec fuit unquam quod propria intentio figurarum, ipsarum tuscis omnibus nota esset, sed amicis aliquibus prout ipsa eadem cantio dicit istud» (I Documenti d'Amore, III, 403).
(639) Per alcuni, che pur pretendono d'intervenire in questa discussione, «società iniziatica» e «gergo» non hanno altro senso che «massoneria»!
(640) La poesia di Dante, 1921, p. 15. Il corsivo e gli esclamativi sono miei.
(641) «La Critica», 20 settembre 1928, p. 349.
(642) Gaetano Scarlata, L'origine della letteratura italiana nel pensiero di Dante, Palermo, Priulla, 1929.
(643) Inf. XX, 130 e Inf. XXXIII, 60.
(644) Casa Editrice Toscana, San Giminiano 1930.
(645) Dall'epistolario ancora inedito del Rossetti si può rilevare che mentre Hookam Freer, che aveva dato il danaro per la stampa de Il mistero dell'Amor platonico, ne chiese poi la distruzione, il Rossetti chiedeva al Seymour Kirkup che evitasse questo disastro.
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