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      Strappai il mio pane con l'onesto sudore di mia fronte; non ho una goccia di sangue sulle mie mani, né sulla mia coscienza.
      Ora? A trentatré anni, sono candidato alla galera, e alla morte.
      Né me ne meraviglierei se cosí non fosse. Eppure se dovessi ricominciare il «cammin di nostra vita» ribatterei la medesima via, cercando però di diminuire la somma delle colpe e degli errori, e di moltiplicare quella del bene.
      Vada intanto ai compagni, agli amici, ai buoni tutti il mio bacio fraterno, la profonda riconoscenza, l'amore e il saluto augurale.
      Bartolomeo Vanzetti
     
      PS. Compresi che scopo supremo dell'uomo è la felicità; che le basi immutabili e perenni dell'umana felicità sono: la salute, la tranquillità di coscienza, la libertà, il soddisfacimento dei bisogni animali ed una fede sincera. Compresi che ogni individuo ha due «io», quello reale e quello ideale, che il secondo è la molla del progresso, e che voler fare apparire il primo eguale al secondo è malafede. La differenza tra i due «io» è sempre eguale, perché tanto nella perfezione come nella degenerazione conservano la medesima distanza.
      Compresi che l'uomo non è mai abbastanza modesto verso se stesso, e che una briciola di saviezza esiste nella tolleranza.
      Volli un tetto per ogni famiglia, un pane per ogni bocca, una educazione per ogni cuore, la luce per ogni intelletto.
      Sono convinto che la storia umana non è ancora iniziata, che ci troviamo nell'ultimo periodo della preistoria. Vedo con gli occhi dell'anima il cielo rischiararsi dai raggi del nuovo millennio.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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