Questa solennità è uno dei giorni più giocondi, da passarsi attorno al focolare domestico, ed io pagherei tanto per passarlo tra le persone piú affezionate e sacre quali siete voi per me.
Eppure non posso. Pazienza. Ringraziamo il Cielo che sono in una buona famiglia, una fortuna che non posseggono tutti.
Prego il Celeste Infante di cuore, acciò possiate, e possiamo tutti, passare mille di questi giorni, giorni felici, di pace e di amore piú intenso uniti almeno col cuore. Mi servo pure di questa per augurarvi buon fine e buon principio d'anno. Bramo di vedervi e mi perdo nel pensiero che tanto tempo ci separa ancora.
Vi abbraccio tutti.
Vostro figlioBartolomeo Vanzetti
Cavour, 6 gennaio 1903
Cari genitori,
ricevetti la vostra lettera, nella quale appresi la dolorosa notizia della perdita dello zio. Porgo alla zia le mie condoglianze ed i miei conforti. Lo zio, è vero, con me fu maligno, ed anche con voi, parlandone come vivo, ma ora che è trapassato nel mondo perfetto, ora che non si può piú difendere, sarei un vile, un indegno a non perdonare. E lo perdono di cuore e spero che Dio misericordioso e grande lo perdoni e gli dia pace nel regno dei Cieli.
Vostro affezionatissimo figlioBartolomeo Vanzetti
Cavour, 10 giugno 1903
Carissimi genitori,
da lungo tempo non avete piú notizie di me, perciò sarete impensieriti. Per questo mi accingo a scrivere la presente.
Fino adesso ho goduto perfetta salute come grazie a Dio godo tutt'ora; ad eccezione dei piedi che mi fanno male, e alla sera quando finisco, dopo diciotto ore di lavoro, la mia lunga giornata, mi pare di avere i piedi nella brace tanto mi bruciano.
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