Un intreccio di casi ordinari mi decisero invece a fermarmi per ora dove mi trovo. Quindi dirai alla zia Francesca che dica a tutti di rispondermi se hanno volontà. Per non dar da conoscere al babbo che mi hai scritto e che io ti risposi, dica lei che ha ricevuto una mia lettera. La tua lettera ritardò di molto per il motivo che si cambiò di casa e non mi fu recapitata subito.
Ora ti parlerò un pochino dell'America.
Troppo lungo sarebbe il racconto delle mie avventure, ne avrei tante da fare un bel libro, perciò mi limito a darti un breve riassunto.
Come avrete inteso dalle mie prime lettere quando arrivai in America una crisi tremenda desolava queste contrade. Ebbi la fortuna di lavorare subito negli hotels e per dieci mesi non conobbi sfortuna. Con Caldera lavorai due mesi, e dopo otto mesi in un restaurant francese dove appresi un pochino la lingua. Però, a causa del mio temperamento, non potei stare. Sia perché la mia salute declinava, sia per il mio carattere che non ammette ingiustizie. Partii da New York e venni in campagna. Lavorai la terra, disboscai delle foreste, lavorai a fare i mattoni, negli scavi e molini delle pietre. Lavorai in un negozio di frutta, confetti, canditi e gelati, e ultimamente a fare gli impianti telefonici.
Nella prima stagione avanzai un po' di denaro; ma nell'inverno lo consumai nuovamente. Quest'anno lavorai meglio dell'anno scorso e guadagnai di piú. Attualmente non lavoro a causa del freddo, poiché qui nell'inverno i lavori, al gelo libero, si sospendono quasi tutti.
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