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      Accetta, caro padre i miei piú affettuosi baci e saluti. Tuo affezionatissimoBartolomeo
     
      Cara zia,
      scusami se ho tardato a risponderti, si è perché credevo di far presto le fotografie, e cosí spedirtene una colla risposta. Però la fotografia non è ancora fatta. Io ti scrivo lo stesso.
      Sappi che io lavoro e sto bene.
      Ho ricevuto una lettera dal babbo il quale mi farà avere presto la fotografia della mia famiglia. Ho ricevuto pure una lettera dalla zia Maddalena.
      Grazie delle tue buone parole.
      Mi fece dispiacere il sentire che sei stata gravemente malata e che mio padre ti abbia trascurata.
      Da ora in avanti cercherò di scriverti piú sovente, pur non avendo materie di varietà, poiché qui, come altrove, la vita del lavoratore è monotona. Quindi non sentirai nei miei scritti che la voce del cuore, rude e sincera come il volto di tuo nipote. Non sono piú il ragazzotto saputello, qual ero quando lasciai l'Italia.
      Sbarcato solo in quell'immensa metropoli che si chiama New York alle quattro pomeridiane, alle nove di sera giravo ancora per le vie di un orribile quartiere, dove pullula la prostituzione e la delinquenza, onde trovarmi un letto per passare la notte. Da quella sera a questa mattina, vissi una vita di lotta, di studio e di battaglie. Partii dopo un anno da New York stufo della polvere, della miseria, della puzza, dell'ambiente mortale in cui milioni di esseri si agitano e sgambettano con una tragicità buffa.
      Lasciai l'immensa bolgia dei poveri e il paradiso dei ricchi, e mi diedi alla campagna.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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