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      Vedo con piacere che i suoi figli sono belli e robusti.
      Io non ho passato il Natale tristissimamente.
      Quel giorno ho zufolato, canticchiato: insomma non lo passai che con un poco di tristezza, la quale, del resto, non toglie un ragno da un buco.
      Non dico cosí né per rimproverare né per irridere.
      So benissimo che non si può essere allegri o melanconici a bella posta. Il carattere e lo stato d'animo non si arrendono né a consiglio estraneo, né ad intima volontà. È nelle loro cause che vanno curati e modificati. La tristezza è dei deboli - fisicamente intendo. Quando si è forti si supera la legge di gravitazione che causa la depressione, e la malinconia se ne va.
      Cara sorella, è puerile quello che dici. La vita umana è cosí incerta, si svolge in mezzo a tanti pericoli e a tante insidie, che neppure il piú savio dei mortali può dire con un'ora di anticipo questo è bene o questo è male per te.
      Se fossi rimasto in Italia potrei essere morto di malinconia, o di mille altre infermità. Potrei essere morto per un incidente qualunque o, dopo essere divenuto assassino, finire assassinato nella bella, nella santa guerra che ebbe i tuoi voti e i tuoi entusiasmi. E poi, quando fosti spensierata, ecc.? Tu, quando la morte c'involò la mamma, eri bambina ancora. Incompetente, quindi, a continuare l'opera della mamma, ma non si poteva pretendere tanto. Indubbiamente avresti potuto essere un poco piú esperta... Ma che c'entra questo? Io seppi dalla zia Francesca che tu divenisti, in breve, esperta e buona.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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