Il procuratore crede che la canna sia stata cambiata per involontario errore del perito della difesa, durante l'ultima sessione, quando egli smontò e ricompose la rivoltella di Sacco e altre due dello stesso calibro e marca. Questo lavoro fu fatto in corte aperta, sul banco del giudice, alla presenza sua e degli avvocati dell'accusa e della difesa. Poi tutte e tre le armi furono consegnate al capo-usciere, egli giurò di darle all'accusa e lasciargliele portar via e farne quello che le piace, e fece cosí.
Se l'ipotesi del procuratore corrispondesse al vero, la canna dell'arma incriminata dovrebbe essere in una delle altre due armi e l'attuale canna della rivoltella incriminata dovrebbe essere la canna di una delle altre due rivoltelle.
Non sembra però che sia cosí; il perito d'accusa dice che è cosí, quello della difesa dice di no. Rimane provato che a cambiare la canna fu, se mai, l'accusa, e non la difesa, per cui sarebbe tempo che il giudice si decidesse a parlare. Ma la bestia non vuol darci un nuovo processo e non può giustificare un rifiuto. Si appiglia perciò ad ogni cavillo, fa di ogni scusa ragione onde mandare le cose alla lunga. Cosí egli dice di voler compiere una investigazione sul posto per scoprire i colpevoli, come se le prove mancassero. Ma lo fa solo per perdere tempo. Comunque sia egli è costretto dalla stessa forza delle cose a rispondere tra breve. Se sarà un no - come tutto fa presentire - noi dovremo ricorrere ad altri enti e aspettare per altri mesi e forse un anno.
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Sacco
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