Tanto peggio per noi e tanto peggio per lui se sarà cosí. Intanto ogni parvenza d'accusa e di colpabilità è stata distrutta. Un altro processo - a ragion di logica e di giustizia - sarebbe la nostra rivendicazione. Le autorità lo sanno e odiandoci a morte, cercano di mettere dei bastoni fra le ruote. Si attaccano a dei fili di rasoi, tanto per prolungare la nostra prigionia, e, chissà? forse nella speranza che il proletariato, i compagni e gli amici si dimentichino di noi. Ma si sbagliano.
Intanto posso assicurarti della mia ottima salute come spero sia di voi tutti. Abbiti i piú affettuosi saluti e baci; partecipane al babbo, Ettore, Cenzina, i parenti e gli amici. Tuo affezionatissimo fratelloBartolomeo
6 aprile 1924
Mia cara sorella,
ieri l'altro, Moore venne, e mi portò un fascio di giornali e un altro di lettere.
In quest'ultimo trovai le tue ultime due lettere, del 29 dicembre 1923 l'una, e l'altra del 19 gennaio 1924.
Un cumulo di circostanze avverse produsse il ritardo. Non di meno io ero ottimista, e aspettavo serenamente; anche perché so che i contrattempi sono, e per forza di cose, la regola nella mia corrispondenza.
Vedo purtroppo che voialtri siete stati in ansia, e che soffrite piú di me. Non deve succeder cosí. Si deve essere forti, perdio, ché la malinconia non toglie un ragno dal buco. So bene che il colpo è violento e crudele, e io ne soffro piú per voi e per i buoni che amo, riamato, che non per me stesso. Io ho le spalle dure, e so portare la mia croce. E sarebbe un gran conforto il mio, se sapessi che voi fate altrettanto.
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Ettore Cenzina Moore
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