Però se vinceremo, vinceremo alla Corte statale - se no, no. Una cosa è certa: la pena di morte non ce la daranno piú di sicuro.
Ti dissi già che un mio amico del Comitato venne pochi giorni fa a trovarmi: era raggiante di gioia. Mi disse che le cose vanno bene, che tanto l'avvocato come essi (i miei compagni) sono sempre più confidenti e sicuri nella vittoria. E lavorano tanto e bene, sai. - Bisogna vincere, - mi disse. - Voglio vincere, - gli risposi, - voglio.
Spero che questa mia descrizione ti sarà chiara e convincente. Per ora i compagni, la difesa, e gli amici lavorano febbrilmente; noi dobbiamo aspettare. Di positivo non sappiamo nulla, ma la nostra ragione, le prospettive ci rendono ottimisti e sono buone.
Con ciò non intendo togliere certe eventuali, future necessità mie di cui parlai nelle mie precedenti lettere.
Sono molto contento per il prossimo congedo di Ettore.
Ed ora, cara, fo punto.
Mando al babbo, a Ettore, a Cenzina e alle zie i miei piú affezionati saluti e baci.
Saluta tutti i parenti e abbiti tutto il mio affetto ed un forte bacio. Tuo fratelloBartolomeo
PS. Dimenticavo di dirti che sto bene. Ciao.
25 dicembre 1925
Carissima Luigina,
proprio or ora, mentre pensavo di scriverti, ho ricevuto la tua del 6-12-1925.
Fino adesso nulla è sopraggiunto a procrastinare ancora una volta la data stabilita per la discussione. Anzi, tutto fa credere, che questa sarà finalmente la vera volta.
È curioso: avere un grande avvocato, pagarlo un occhio, domandargli una mezza dozzina di volte se ho o no il diritto, per legge, di assistere alla discussione nella Corte suprema, e non essere ancora in grado di sapere positivamente un cosí semplice dettaglio.
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