Sia per rispetto verso il giudice, come per altre ragioni facili a comprendere, il mio avvocato signor Thompson preferisce di aspettare finché il capo giudice sia in grado di venire a Boston e firmare anche lui il responso: entro questo mese, è quasi sicuro. E per altre ragioni, noi riguadagneremo il tempo passato nell'attesa.
Insomma... avremo un nuovo processo.
La tua del 21 febbraio 1926 mi giunse a tempo debito e le notizie della vostra salute e dei parenti mi fecero molto piacere.
Io sto bene e mi auguro di trovarvi tutti in buona salute.
Salutami gli amici e i parenti tutti. Baci al babbo, a Ettore e Cenzina, alle zie e a te.
Abbiti un abbraccio dal tuo fratelloBartolomeo
16 maggio 1926
Carissima sorella,
vi so ormai informati della decisione della Corte suprema dello Stato. Dobbiamo essere coraggiosi, resistere da bravi alle avversità, e non lasciarci avvilire da esse.
Capisco che sbaglio nello scrivervi parole di speranza e di incoraggiamento perché esse resero piú crudele la inaspettata e cattiva notizia. Egli è che il magistrale lavoro del signor Thompson nel presentare e perorare la nostra causa; la sua sicurezza di vittoria, la fiducia dei miei buoni amici, la confidenza popolare, il fatto che la medesima Corte aveva concesso un nuovo processo per una vera e insignificante inezia tecnico-legale, tutto e tutti avevano finito col persuadermi che questa volta avremmo alfine ottenuto giustizia. Mi sono sbagliato, e cercai di confortarvi partecipandovi la mia confidenza in ciò che era nell'aspettativa di tutti.
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