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      Carissima Luigina,
      ho ricevuto ieri l'altro la tua del 24 giugno scorso. Se quando cominciai a scrivere la mia del 26 giugno, qui acclusa, avessi saputo che l'avvocato avrebbe tardato tanto a venire, vi avrei scritto direttamente. Oramai, egli verrà fra giorni, di certo.
      Le evidenze dovevano essere presentate tutte per l'otto del corrente mese; leggo sui giornali che la difesa richiese ed ottenne una proroga, onde portare a termine altre nuove prove, che vorrà presentare entro il 18 del corrente mese.
      L'agitazione si ingigantisce. I giornali, borghesi cominciano a mostrarsi favorevoli. Le elezioni statali sono imminenti. L'Herald, un preminente giornale repubblicano - partito al potere - di Boston, propose al governatore di nominare una commissione di tre uomini per investigare e pronunciarsi sul caso.
      Insomma, i nostri boia hanno paura e vergogna.
      Nell'Argentina, la polizia scorta i turisti degli Stati Uniti. Se l'agitazione continua, se si agisce... beh, potremo essere liberi fra breve. Non c'è altro.
      Noi avremmo avuto un altro processo se ciò che fu fatto dopo l'ultimo rifiuto fosse stato fatto prima.
      Il console di Boston è in viaggio per l'Italia. Prima di imbarcarsi fu da Thompson a dirgli che egli è convinto che ciò che ci fecero fu fatto per odio alla sua razza, e che perciò, una volta in Italia, egli farà quanto potrà per ottenerci giustizia.
      Ieri sera ho ricevuto il seguente telegramma dal Comitato di emergenza per Sacco e Vanzetti di New York: «Saluti, noi presenti alla conferenza e rappresentanti 500.000 lavoratori, vi inviamo i nostri saluti e incoraggiamenti.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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