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      Su questo potete stare tranquilli, siamo trattati con gentilezza e rispetto. A Charlestown tutti mi volevano bene. Sabato mi svegliarono alle cinque per portarmi alla corte di Dedham.
      Il vice-direttore era presente ad aiutarmi in tutto e per tutto. Prima delle sei il direttore stesso mi diede il buon giorno e rimase per salutarmi alla mia partenza. Quella gente piangerebbe di contentezza se potesse liberarmi. Però, se comandata, mi supplizierebbe, non importa se con la morte in cuore.
      Dopo la sentenza fui trattenuto nella prigione di Dedham. Anche qui ci trattano bene. Qui è piú salubre di Charlestown; siamo in campagna, abbiamo molto piú aria e luce e ci è concessa una camminata mattutina nel cortile-giardino; io e Nicola assieme. Abbiamo carta, inchiostro, e penna e libri e tutto il necessario per l'igiene personale; possiamo comprare cibarie.
      Domenica scorsa, la moglie di un compagno ci portò un magnifico pranzo all'italiana: tagliatelle fatte in casa, alla bolognese, in brodo; due cotolette, una coscia di pollo; coste e patate; una mezza dozzina di mele. Eh!
      Ieri furono qui la Rosi e la Evans che guarí piú rapidamente di una giovinetta, e ci portarono frutta e dolci, un bocciolo di rosa e una pianta in fiore di bellissimo geranio che ci fu concesso di tenere sul davanzale della nostra finestra.
      Dopo la sentenza non ho piú visto l'avvocato che ieri mi mandò a dire di non avermi dimenticato e che oggi manderà qualcuno a vedermi.
      Per ora ti posso dire poco e poco esattamente di ciò che la difesa farà.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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