VII.
Michelagnolo Buonarroti a M. Giorgio Vasari.
M. Giorgio mio caro, io posso male scrivere; pur per risposta della vostra lettera dirò qualche cosa. Voi sapete come Urbino(9) è morto, di che m'è stato grandissima grazia di Dio, ma con grave mio danno e infinito dolore. La grazia è stata, che dove in vita mi teneva vivo, morendo m'ha insegnato morire non con dispiacere, ma con desiderio della morte. Io l'ho tenuto 26 anni, ed hollo trovato rarissimo e fedele, ed ora che lo avevo fatto ricco, e che io l'aspettavo bastone e riposo della mia vecchiezza, mi è sparito, nè mi è rimasta altra speranza che di rivederlo in Paradiso. E di questo n'ha mostrato segno Iddio per la felicissima morte che ha fatto, che più assai che 'l morire, gli è incresciuto lasciarmi in questo mondo traditore con tanti affanni, benchè la maggior parte di me n'è ita seco, nè mi rimane altro che una infinita miseria; e mi vi raccomando.
VIII.
Michelagnolo Buonarroti a M. Giorgio Vasari.
M. Giorgio amico caro, io ho ricevuto il libretto di M. Cosimo(10), che voi mandate, e in questa sarà una di ringraziamento. Pregovi che gliene diate, e a quello mi raccomando. Io ho avuto a questi dì gran disagio e spesa, e gran piacere nelle montagne di Spoleti a visitare que' romiti, in modo che io son ritornato men che mezzo a Roma, perchè veramente e' non si trova pace se non ne' boschi. Altro non ho che dirvi. Mi piace che stiate sano e lieto, e mi vi raccomando. De' 18 di settembre, 1556.
IX.
Michelagnolo Buonarroti a M. Benedetto Varchi.
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