Fatta a dì 15 di febbraio, MDXLVI, a Castello.
XVIII.
Maestro Tasso(24) a M. Benvenuto Cellini.
Magnifico M. Benedetto da bene, stasera, che siamo alli 16 di febbraio, MDLXVI, Luca Martini m'ha mostrato una lettera, dove voi dite di quella torraccia ch'andò per tutto Firenze, fatta da quell'amico, dove m'ha fatto per filo mettermi a scrivervi l'opinione mia circa alla pittura e la scultura, come mi domandavate per la vostra lettera, alla quale non avevo dato risposta, perchè quando l'ebbi trovai la maggior parte di questi nostri valenti scultori e pittori tutti sollevati dalle vostre lettere, e massimamente li pittori, che fra loro era qualche d'uno, che, vinto dalle vere ragioni della scultura, voleva fare come fece Antonio del Giangi a Andrea del Sarto, che avendoli mostrato un suo quadro perchè gliene dicesse l'opinione sua, e gli avvertisse se vi erano errori, pregandolo strettamente che lo dovesse in ciò compiacere; Andrea, che non era manco cortese, che valente, gli mostrò amorevolmente assai cose che non gli satisfacevano, dandogliene le ragioni; al che non sapendo Antonio rispondere altro, nè volendo a patto alcuno aver fatto male, vinto dalla collera mossa dall'ignoranza sua, disse: Andrea, io son uomo da mostrarvi con l'armi in mano che questo è un bel quadro. Alle quali parole rispose Andrea, che era ito quivi per dirgli gli errori del quadro, come da lui n'era stato pregato, e che del menar le mani un'altra volta lo rivedrebbe. Ma, tornando a proposito per non pagare cinque soldi, con tutto che io non sia tale da dare giudizio sopra una sì fatta questione, come è questa della scultura e pittura, dirò in poche parole l'opinione mia, come me ne richiedete, non potendo mancare alle domande vostre, volendo piuttosto esser tenuto da tutti in questo arrogante e presontuoso, che da voi sconoscente o infingardo.
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