Dicono ancora, che con molto maggior fatica si fa una statua, che una figura dipinta per rispetto del subietto durissimo, come sarebbe marmo o porfido o altra pietra, e ancora aggiungono, che non si potendo porre onde si leva, talchè avendo stroppiato una figura, non si può più racconciare; e la pittura, potendosi infinitamente e cancellare e rifare, essere di molta più industria, e aver bisogno di molto più giudizio e diligenza che la scultura, e per questo essere e più nobile e più degna. Aggiungono, che dovendo ambedue le dette arti imitare, e assomigliarsi alla natura lor maestra, e la natura facendo le sue operazioni di rilievo, che si possano toccare con mano, e così dove la pittura solo è obietto del vedere, e non d'altri sensi, la scultura, per essere cosa di rilievo altresì, in che molto somiglia la natura, non solo della veduta, ma è ancora subbietto del toccamento, e per questo essendo conosciuta da più sensi sarà più universale e megliore. Dicono appresso, che dovendo farsi dagli scultori quasi sempre le statue tonde, e spiccate intorno, o vestite o ignude che sieno, bisogna aver sommo riguardo che stiano bene per tutte le vedute e, se ad una veduta la lor figura averà grazia, che non manchi nell'altre vedute, le quali rivolgendosi l'occhio intorno a detta statua sono infinite, per essere la forma circolare di tal natura, dove così non avviene al pittore, il quale non fa mai in una figura altro che una sola veduta, la quale sceglie a suo modo; e bastandoli che per quel verso che ella mostra, abbia grazia, non si cura di quello che avverrebbe nell'altre vedute che non appariscono, e per questo esser di nuovo più difficile.
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