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      E per narrarvi parte di esse, avete primieramente a sapere, che a qualunque statuario bisogna avere, non come al pittore, benissimo disegno, ma più, se più possibile fosse, rispetto alla diversità delle statue che egli fa; che, come dissi, l'ignudo che farà il pittore, volendo lo scultore fare il medesimo, gliene conviene fare molti in un solo. Rispetto alle molte viste, che ha in ogni voltata d'occhio, la statua tonda diventa un'altra in modo, che il pittore in una sola vista fa una sola figura, e lo scultore in una sola figura ne fa molte rispetto alle molte viste, come sopra narrai. E tornando dico, che allo scultore saria necessario avere più disegno il quale per essere il fondamento d'ogn'arte, non solo di questo ne seguita che la scultura in ciò è più difficile, ma lasciando questo stare, volendomi fare dal suo principio, dico, che la prima sua difficoltà che ha lo scultore, si è il provvedere la materia, cioè il marmo e gli strumenti per lavorar quello; perchè, parlando della scultura, bisogna parlare del marmo, e non del bronzo o altre materie, che sono tutte inferiori al marmo; e perciò dico, che bisogna provvedere il marmo, il quale costa assai danari, e non può ciò conseguire senza l'aiuto di una repubblica o di un principe. E se per sua disgrazia lo scultore non ha favore, o dall'una o dall'altro, che si vede avvenire spesso, che qualcheduno per sospetto di sè stesso, o per invidia non lodi e commendi quello scultore, quel principe o repubblica che non può vedere il vero d'ogni cosa, nè fare sperienza d'ognuno, creda a quello invido e maligno, che ce n'è pure assai, che fanno professione d'intendere, e lodano e biasimano, come se proprio dell'arte fussero, e per avere veduto quattro medagliucce, e imparato qualche vocabolo dell'arte, fanno tanto con varie adulazioni (perchè non sono stati corteggiati, e non hanno avute le sberrettate, e per non essere cacciati di quei luoghi, che par loro avere appresso a quel principe) che mai restano di biasimare altri e lodare sè; ovvero accade spesso, che saranno alcuni che hanno convenienza e similitudine di povertà d'ingegno, e abbondanza d'invidia e malignità, che per quella convenienza diventano amici, la quale amicizia non partorisce se non male, ed è falsa amicizia, perchè è fondata in sul vizio e non su la virtù. E che fanno questi tali? fanno Sette insieme, e lodano sempre sè, e biasimano sempre altri; e tutto questo nasce da debolezza ch'è in loro; che se si sentissero sufficienti da per loro, attenderebbono a fare quello che sapessero, e non cercherebbono che altri gli puntellasse; e generosamente, e veramente, e virtuosamente loderebbero il bene e ogni virtuosa opera, e odierebbero ogni vizio, e vorrebbero essere uomini da per loro pur facendo piacere a ogn'uomo, e così facendo si mostrerebbero uomini virtuosi.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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