Queste cose lascerò indistinte, perchè in altro luogo n'ho scritto, che un dì vi farò vedere, che a proposito mi viene in ciò molto il dilatarmi dove io averò bisogno, se degnar vi vorrete d'udirmi a lungo. E tornando alla prima materia, solo un esempio addurre vi voglio alla memoria, che io so che dovete sapere quante donne sono per la Fiandra e per la Francia, e ancora in Italia, le quali dipingono in modo, che in Italia i loro quadri di pittura sono tenuti in buon pregio; ma in luogo nessuno per tempo alcuno si trovò mai che donna alcuna lavorasse di marmo. Questo non già il dico in dispregio dell'arte, ma per dirvi della facilità e termine che ha in sè, la quale ha terminata fine. La scultura dir si può infinita per le ragioni soprannarrate. Ma crediatemi, M. Benedetto, che non un solo foglio è bastevole a raccontare della scultura le proprietà e difficultà e nobiltà, ma un quaderno poco saria, e perciò non vi sia maraviglia, se io sono stato troppo prolisso, che voi come vero possessore d'ogni virtù e verità da me accetterete come amatore di virtù e verità, e come disse quel filosofo a Ottaviano Augusto, quando prese Alessandria: A' virtuosi piace chi è di virtù amatore; talchè Augusto rivolto alle parole, volse sapere chi parlato aveva, e conosciutolo, quello appresso di lui volle. Così voi, M. Benedetto, so che non mancherete a quei tempi che a uopo vi parria, voi, come vero figliuolo d'ogni virtù, me, come amatore di esse, tenere nel vostro segreto del cuore, che son certo che farete appresso ad ogni persona; di me come vostro caro so che parlerete, che così par che voglia la vera filosofia che in voi regna e la vostra liberalissima lettera mi promette, che altrimenti far mi pare non possiate.
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