E quando li piacerà far la pruova di quelle istorie, vedrà che io dico il vero. E ardentissimamente lo supplico che non li paia grave questa ispesa che mai più la sua serenissima casa l'ha a fare in sì gloriosa opera; e io m'offero farla di sorta che 'l nome suo sarà sempre onorato; e tosto vedrà una figura grande finita e lustrata, che la voglio mandare in chiesa. Appresso ricordo quello albero(36) d'Adamo, che sua eccellenza mi determinò di bronzo, che dovrebbe ora esser fatto, perchè va incastrato colle sue armadure nei marmi neri, e sotto l'arco; ed è necessario che sia fatto al medesimo tempo dell'altre pietre. E se io guidassi queste cose a caso cascherei in tanta difficultà, che altri nè io non uscirebbe mai più di questa opera, che ell'è tanto terribile e piena di cosa diversissime, che non è possibile per lettere intendersi, e sono diliberato un dì pigliare comodo di sua eccellenza, e li porterò qualche disegno del pavimento del rialto dell'altare, e ancora di quelli riquadrati, acciocchè del tutto resolutamente mi risolva, chè se vostra signoria sapesse delle mille una delle fatiche di questo lavoro, e della sua infinita gloria, certo che al signor Duca non parrebbe grave un poco di spesa de' garzoni, nè anche della grazia che io li domando. Ma di tutto mi tratti a modo suo, che io lavoro con più sollecitudine e più contento che mai io facessi, come per l'opere vedrà; e a vostra signoria mi raccomando. In Firenze. Dì 7 dicembre, 1547.
XXIV.
Gio. Zucchi al Magnifico come fratello.
| |
Adamo Duca Firenze Magnifico
|