Sta sano. Di Firenze, il giorno 28 di settembre, 1554.
XXVII.
Baccio Bandinelli al Duca di Firenze.
Illustrissimo Duca, per vostra intelligenza cognoscete meglio di me, che tante statue, e sì grandi, che di marmo v'ho fatte, non è possibile essere di mano de' garzoni, che l'areste cognosciute, nè vi sarebbono state così accette, ma una lunga isperienza dell'arte m'ha fatto domandare aiuto di due garzoni, che sono niente a quello che bisognerebbe; e a V. eccellenza n'ho dato vero esemplo della Porta di s. Giovanni(43), raccordandomi, che alcuni che stettero con Donato(44) mi dissero, che sempre aveva nella sua bottega diciotto o venti garzoni, altrimenti non arebbe mai fornito un altare di santo Antonio da Padua, con altre opere. E in Roma le colonne istoriate, che ciascheduna è l'età di venti maestri; dove si vede chiaro che 'l disegno e la invenzione, che tiene il principato d'ogni eccellenza, viene da un solo ingegno; nientedimeno le figure, per essere infinita quantità, sono lavorate di molte maniere, e tutte buona e belle, perchè un valente disegnatore guidò tutti quelli maestri; in altro modo non si potrebbe mai fornire simili opere. E mi ricordo quando stavo con Papa Leone, sua Santità in Firenze mandò per Raffaello da Urbino e pel Bonarroto, e concluse la facciata di san Lorenzo, e si determinò che egli facesse i modelli delle statue e delle istorie grandi come li marmi, e sotto la sua guida si facessono lavorare a più giovani. E sappi vostra eccellenza, che la causa che e' non ha mai fornito nessuna opera di marmo, è solo stato, perchè non ha mai voluto aiuto di persona per non fare de' maestri, perchè la vostra casa non abbia questa memoria, e così mi disse la felice memoria di Papa Clemente, che non lo potette mai disporre a fare questi modelli grandi.
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