Circa alle istorie del bronzo, giusta causa m'ha fatto parlarne, perchè non voglio che m'intervenga con vostra eccellenza come intravveane al vecchio Cosimo di Donato, che li fece(45) i pergami e le porte di bronzo in san Lorenzo tanto vecchio, che la vista non lo servì a giudicarle, nè a dar loro bella fine; e ancorachè siano buone invenzioni, Donato non fece mai la più brutta opera. E questo non penso che vogliate di me in sì celebrato luogo, e come vostro fedelissimo vi metto innanzi ordini da farvi in questo lavoro immortale onore, con tanto rispiarmo e brevità di tempo, quanto sia possibile.
E perchè la eccellenza vostra, com'è giusto, m'ammonisce che io voglio più guadagnare che lavorare, umilmente v'ho detto che quando non mi deste mai altro io sono contentissimo; e hovvi a servire mentre ch'io vivo; e così dispongo tutti li miei figliuoli e li miei discepoli. Ma separandomi a opere tanto onorate e grandi, che ogni uomo confessa, che se Iddio ne dà grazia che finiate questo coro, sarà una risplendente corona alla vostra città, dalla quale sapete certo ch'io non posso godere per giusto merito d'alcuna sua degnità, però con tanta fede e buona speranza v'ho addimandato quella grazia che già da Papa Clemente fu fatta al Buonarroti. Or sendo superiore l'opere vostre a tutte l'altre, meritando io tal grazia per la vostra giusta e santa liberalità, non penso che m'abbia a mancare, e come fedel servo umilmente vi bacio la mano. Dì 7 dicembre, 1547.
XXVIII.
Baccio Bandinelli a M. Iacopo Guidi.
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