E a vostra signoria assai mi raccomando. A dì 10 d'aprile, 1549.
XXXI.
Baccio Bandinelli a M. Iacopo Guidi.
Caro M. Iacopo, vi prego che mi aiutate, e dite a sua eccellenza che M. Cristiano sollecita di costà, quanto può, che l'Altopascio(52) mi faccia gravare, che a M. Lelio(53) incresce assai di me, che in questo dì sua signoria m'ha fatto accordare Giovanni Pitti, al quale ho pagato sc. 126, per conto d'Altopascio, e 'l restante pagherò nei modi e tempi che M. Lelio mi dirà. E supplico sua eccellenza che mi faccia restituire i fitti e' terreni che mi ha venduti, che, posto che gli abbia pagati, non mai gli ho posseduti; e di questo l'Altopascio non ne vuole sentire nulla; chè se io lo finisco di pagare innanzi ch'io m'accordi, non ne ritraggo nulla mai; e io son prontissimo a pagarlo, come certo vede M. Lelio, ed essendo vero, non bisogna che d'ogn'ora l'Altopascio mi mandi lettere ch'io sia gravato.
Circa al lavoro, ho molto caro che sua eccellenza lo voglia vedere innanzi ch'io lo scopra, ch'io credo che sarà a proposito, come già mi giudicò, di far un poco di steccato attorno al lavoro, ch'essendo tanto comodo alle mani ognuno giudica che porterà pericolo, perch'io ho traforato il ritondo in modo che le dita di tutte le mani restano in aria come le proprie vive, che par a ogn'uomo cosa difficilissima; e molto più si maravigliano che io ho staccato le gambe dell'Eva dal broncone, che si regge come una femmina viva. Nientedimanco d'alcuna bontà dell'opera non voglio parlare, ma il lavoro grandissimo, quanto nessuno principe abbia ancor fatto, giudicherà sua eccellenza, se lo vede con questa arrota(54) dell'albero e del serpente, che lo chiarirà ch'io ho detto il vero di molte cose in beneficio dell'opera.
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