Or vegga V. S. con che lieto e sicuro animo io possa lavorare, avendo un provveditore tanto traverso per straccarmi, e far che l'opere ed io venghiamo a noia a S. Ecc., che prima vorrei la morte de' miei propri figliuoli. E sapete di questo, quanto mi vi sono raccomandato, come quello che assai ne temo che me ne liberi; e Iddio la conservi in buona grazia di S. Ecc. Di Fiorenza, alli 6 di novembre, 1550.
XXXIII.
Baccio Bandinelli a M. Iacopo Guidi.
L'apportator di questa sarà lo scarpellino che mi avete domandato, giovane molto pratico, e gli ho detto che li disegni sono in mano di V. S., e se sua eccellenza ha bisogno d'altri disegni fatemelo intendere, ricordandoli che più volte m'ha detto che desiderava aver di quelli misti antichi, ma nel cercar di consolarlo mi ha parlato un vecchio, che già fu mandato dal duca Lorenzo quando fece il palazzo suo di Navona in Roma per trovare e cavare misti, che lo mandarono al Porto Vecchio, fatto da Giulio Cesari, dove trovò, drento in mare circa un miglio, infinite rovine sotto l'acqua due o tre braccia, e così ne cavarono molti, in fra' quali una colonna di lunghezza di braccia sedici, e dice che ve n'è assai; e questa colonna la condussono in Roma, e la spaccarono, e ne feciono otto colonne che sono nel cortile del sopraddetto palazzo, quale è tutto adorno di conci di pietre verdi, e rossi di più colori, i quali sono più belli che abbia Roma.
Appresso, ho inteso da questi che hanno lavorato nell'Elba di sua eccellenza, come ci sono marmi cipollini, che sono molto belli per conci di usci o cammini, ma per pavimenti non vagliono nulla, chè pietra nessuna non si può torre più a proposito che graniti, o rossi o bianchi o neri.
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