E vi avviso che in questo dì della Candelaia sono stato al palazzo de' Pitti, ch'è vicino a trent'anni che più non l'ho veduto, e certo che ne' moderni non è stato fatto edifizio che più s'appressi alli edifizi antichi, ma non voleva manco principe, nè di forze, nè d'ingegno. E sappi S. Ecc., che diligentemente ho osservato lo spazio del prato, dove vuol far la fonte, e faronne qualch'invenzione, come m'ha comandato la nostra ill. signora duchessa: ed avendomi a disporre a trovare invenzione di fontane, farò ancora qualche disegno della fontana di Piazza, come mi comandò l'ill. duca, acciocchè possa deliberare a suo piacimento. E perchè Luca Martini mi scrive ch'io faccia cosa degna della grandezza del luogo, come fedele avvertirò, che la fontana con ogn'altro appartamento sia corrispondente a quella parte della muraglia che s'ha da fare, che vien rincontro a detto prato, che le cose che si murano, debbono esser guida, e superiori a quelle che si piantano. L'altra parte che de' giardini debbasi osservare, si è che i partimenti e adornamenti convengano con le salubrità delle regioni, acciocchè gli uomini ne possino pigliar diletto con sanità; e questo prato, ch'io ho veduto, parmi che la natura l'abbi posto tanto bene, quanto nessun altro ch'io n'abbi mai visto. E perchè tutto non si può scrivere, quando a S. Ecc. piacerà, un dì gli mostrerò li ordini che usò Bramante ne' pratelli e fontane che fece a Papa Giulio(62), dipoi Raffaello da Urbino lo imitò in quelle che fece a Papa Leone e Clemente, e in questi ho abitato molt'anni, e m'offero per l'autorità delli studi e disegno mio, per onorare S. Ecc., superarlo: e ricordandomi d'una parola che mi disse l'Ill.
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