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      Di Firenze, agli XXII di maggio, 1563.
      Il concetto mio che io desidero che sia espresso da voi si č tale:
      Giovan Cellini a Benvenuto soloFiglio, qui iace. Morte al mondo il tolse
      Tenero d'anni, mai le Parche sciolseTal speme in fil dall'uno all'altro polo.
      Sempre paratissimo alli servizi di V. S.
     
     
      L.
      Raffaello Monte Lupo a M. Benedetto Varchi.
     
      S'io non facessi risposta alla vostra potrei forse esser da voi reputato ingrato e superbo, e rispondendo mi dubito esservi fastidioso; nč potendo l'un de' due fuggire, m'č paruto manco male lo scrivervi, confidando nella bontā vostra pių che in altra cosa che appresso di voi abbia meritato; e vi dico, che sommamente mi č piaciuto l'avviso e discorso vostro fattomi sopra alla cosa di che vi scrissi, e tanto bene vi conformate con l'animo mio che io non potrei con le parole farvi conoscere quanto bene abbiate da voi dell'essere mio giudicato. Ora avete a sapere, M. Benedetto, ch'i' non so simulare(80), e 'l mio avere ricerco questa cosa, forse un po' pių che non sarebbe bisognato, me l'hanno fatto pių le persuasioni di certi amici e parenti miei costā, che sono certo che desideravano il mio bene, e secondo l'animo loro aveano giudicato che fusse questo, non sapendo il mio. So che in tutte le mie cose mi lascio consigliare da quelli ch'i' so che mi voglion bene, dubitando, facendo il contrario, di non mancar di giudizio affatto. Questo, perchč in quanto a mia voglia sappiate l'animo mio, č a questo termine, ch'i' non desidero nulla e di nulla mi curo, nč ho voglia, dico, di roba, gradi e di onori, e mi rido d'ogni cosa(81), e cosė come la maggior parte gli cerca, io gli fuggo; nč vi crediate ch'i' vi dica questo per farvelo credere, conoscendo voi molto, che lo stato in che io mi trovo vi puō far fede di questa veritā. Nč vi crediate che con tutto questo mi paia esser povero come a molti pare, anzi mi pare esser tanto ricco (vedete bella pazzia ch'č la mia) ch'i' non cambierei al papato l'esser mio o con qualsivoglia signore; nč da molto tempo in qua non ho mai potuto capire dove consistan le felicitā de' grandi, vedendoli come i minori alla morte obbligati.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' pių celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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