.. L'occasioni che vorrebbe Agostino, non si trovano, e questo mi pare un paese che non si crederebbe mai così privo di buon gusto, senza dilettazioni di pittore e senza occasioni. Qui, da mangiare e bere e far l'amore in fuori, non si pensa ad altro. Promisi a V. S. darvi ragguaglio del mio sentimento, come ancora restammo prima di partire; ma io vi confesso che è impossibile, tanto son confuso. Impazzisco e piango dentro di me in pensar solo l'infelicità del povero Antonio(92). Un sì grand'uomo, se pure uomo, e non piuttosto un angelo in carne, perdersi qui in un paese ove non fosse conosciuto e posto sino alle stelle, e qui doversi morire infelicemente. Questo sarà sempre il mio diletto, e Tiziano; e sin che non vado a vedere ancora le opere di quello a Venezia, non moro contento. Queste son le vere, dica pur chi vuole; adesso lo conosco e dico che avete molto ben ragione. Io però non la so mescolare nè la voglio; mi piace questa schiettezza e questa purità, che è vera, non verisimile; è naturale, non artificiata nè sforzata. Ognuno l'intende a suo modo, io l'intendo così; io non la so dire, ma so come ho a fare, e tanto basta.
È stato a trovarmi due volte il gran Caporale, e mi ha voluto condurre a casa sua, e mi ha mostrato la bella S. Margherita e la S. Dorotea di V. S., che per Dio son due belle mezze figure: dell'altri due quadri vostri io gli ho fatto richiesta, ma mi ha detto averne fatto esito con molto suo vantaggio. Dice che prenderà da me ancora tutte le teste che copierò dalla cupola e altre ancora di quadri privati che mi procurerà del Coreggio per copiarle, quando io voglia far con lui di un pane che ognuno ne possa mangiare.
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