Ed, oltre a tutto questo, ci è quest'altra considerazione, che avendosi ad allogar a diversi maestri, ognuno arà caro (non uscendo dell'invenzione data loro) d'esercitar l'ingegno suo, e far un po' di mostra e dar saggio del suo valore; il che è da permettere, anzi da desiderare, perchè ognuno si assottiglierà, e farassi di belle cose; e quando pure non aggiungessono a quel che è fatto, questo l'abbiamo in mano, e non ci può mancare ed anco con miglioramento. E non si ha a metter cosa in opera che non si abbia prima a vedere ed approvare da V. E. Ill. E, per venire all'invenzione, a me pare che le feste di questa sorta, dove interviene pompa di archi o simili cose, si sieno usate in queste occasioni:
Prima nell'entrate de' principi, come fu quella dell'imperatore Carlo V in Palermo, Messina e Napoli l'anno 1535, e del medesimo in Milano l'anno 1541, e del re Filippo in Milano, e per tutti gli stati di Fiandra l'anno 1548, e del re Arrigo in Lione pur l'anno 48, e dell'imperador Ferdinando in Praga, poi che fu imperadore, essendovi prima stato assai volte, ma non con questo titolo; e di V. E. Ill. in Siena l'anno 1560, e di Paulo III in Perugia l'anno 1535, e simili.
In queste feste, come a suo principe, e signor naturale, si ricercano segni di subiezione e di particolar riconoscimento di quei principi per suoi legittimi padroni e signori; e il fine di queste feste è riconoscere, onorare e celebrar quel signore, e raccomandar la città o simil cosa.
Secondo, nell'entrate pur de' principi, che non son padroni, ma entrando in qualche città per propria amorevolezza e per la maestà di quel principe lo vogliono onorare, come intervenne all'entrar dell'imperador Carlo V in Bologna l'anno 1529, e del medesimo in Roma ed in Firenze l'anno 1539, e del medesimo pur in Francia nella città di Pittiers l'anno 1539 e di V. E. Ill. in Roma.
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