E generalmente questo modo par più da conviti e mascherate, o per nozze o per carnovale, che per una entrata d'una città; ma tutto si mette per non lasciar nessuna considerazione delle cose fatte; ma è da attenersi al primo modo più usato, più bello e più magnifico, poichè quello, che sarebbe il vero di far di pietre e stabile, non si suole, e non si può fare(97).
Ora, per venire al particolare delle feste, che s'hanno a fare, cinque mi paiono quelle cose a che si ha da pensare, delle quali parlerò distintamente.
La prima, la provvisione ed apparato del Poggio(98);
La seconda, l'apparato di Firenze per la città;
La terza, l'apparato del Palazzo;
La quarta, l'ordine di riscontrar la principessa, e l'accompagnatura ch'ella ha avere;
La quinta le feste straordinarie, che si potessero fare, come di giostre, armeggerie, commedie, e simili sorte di passatempi; ed a tutte queste cose è bene pensar innanzi, e provvedersi di quel che accade o potesse accadere, chè in simili cose non si può mai esser troppo solleciti.
E, quanto al primo del Poggio, (più per mettere in considerazione ogni cosa, che perchè io creda d'averci a pensare) V. E. debbe aver risoluto o pensato quel che in quel luogo s'abbia a fare. Solo avvertirò, che volendo far ornamenti di pittura è ben risolverla, e anticipare; e quando ve ne volessero, si potrebbe fare una simile invenzione accomodata, e destinata pe' suoi quadri, e con motti e versi accomodati al concetto: che Diana, come cacciatrice, Pomona, Dea degli orti, Cerere e Bacco, e le Ninfe dei boschi, che si chiamano Numina ruris, convenissono tutti lieti per onorar la nuova principessa, congratularsi, e prometterle d'esserle sempre favorevoli e compagne ne' suoi piaceri, che in quel luogo pieno di spassi rustichi e pastorali sono infiniti.
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