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      Non per questo solo l'ho lasciato; ma considerando che e' potrà essere che spontaneamente qualche compagnia di giovani, o qualche città del vostro felicissimo stato, o nazione di mercanti, avessero fantasia di proprio moto e volontà di far qualcosa; e se a VV. EE. paresse di compiacerli, non è male che e' ci sia qualche luogo vacuo da poter satisfare alle loro fantasie.
      Aggiugnesi un'altra cagione, che alla intenzione del mio concetto ed invenzione, questi luoghi sono largamente a bastanza, chè pur son ito, quanto ho potuto accomodando l'una cosa con l'altra, ingegnandomi che i luoghi corrispondano alla necessità dell'invenzione, e l'invenzione si distribuisca secondo il numero de' luoghi com'ella vedrà. Ma perchè la invenzione e la qualità e quantità di queste feste ha a nascere dalla sadisfazione dell'EE. VV., però non si ha a guardare a questo; ma possono liberamente alterare tutto quello che accomoderà al gusto delle VV. EE.
      Quanto alla invenzione, a me pare, per quel che porta il mio poco giudizio, che in tutto quello che si ha a fare, sempre si debba considerare la natura di quelle tali cose, e l'intenzione e il fine perchè si fa, e con questa regola potranno l'invenzioni riuscire con qualche disegno e buon garbo.
      Di già s'è detto di sopra, che la natura delle nozze è piena d'allegrezza, di contento e di speranza, e che queste feste hanno aver questo per fine e per intenzione principale che si esprima la letizia e contentezza pubblica, e così delle VV. EE., come dei suoi popoli e fedeli vassalli; e che e' si onori così la Casa d'Austria, et il sangue della sposa come l'EE. VV., e la Casa sua come nostri padroni, a' quali siamo infinitamente e immortalmente obbligati; talchè e' sia debito de' suoi popoli esprimer non solo la contentezza ch'egli hanno dei prosperi e felici successi delle EE. VV., ma ancora con questa dimostrazione dichiarare per ottimamente e sapientissimamente fatto tutto quello che da loro è fatto; ed insieme mostrarsi grati come affezionatissimi servitori in rendere la debite grazie al suo padre e padrone, e benefattore, et appresso sperare ogni contento, quiete e felicità, che da un ottimo principe si può, e debbe sicuramente promettere.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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