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      In freta dum fluvij current, dum montibus umbraeLustrabunt convexa, polus dum sidera pascet,
      Semper honos, Nomenque tuum, laudesque manebunt.
     
      Et a quel de' Carnesecchi si potrebbe andar imitando quello pur di Virgilio:
     
      Diis genite, et geniture Deos: jure omnia bellaGente sub Assaraci fato ventura resident,
      Nec te Troia capit, etc.
     
      che insomma verrebbe a contenere che essendo nato d'una progenie celeste e divina, non si possa sperar se non azioni e fatti egregi e divini, e stirpe di virtù eccellentissima e divina, ec.
      Facendosi gli epitaffi principali in versi latini, non paia a V. E. che e' si dica troppo, perchè quella poesia e quella lingua porta seco di sua natura una certa grandezza di concetti e altezza di parole, con figure e modi tanto destri, che non si disdicono punto; e sebbene portano seco grandezza, ella è garbata e gentile, e non punto superba o fastidiosa.
      Il disegno con la pianta di questo canto è num. 8, dove si avvertisca che il profilo non è se non de' due archi, l'uno innanzi alla loggia appunto, l'altro innanzi alla via dei Tornabuoni, che al numero della pianta ne mancan tre; e di nuovo replico, che le figure e storie non si hanno attendere, che non son fatte secondo l'invenzione, ma per mostrare un certo che della forma.
      Num. VIII. Procedendo avanti, si giugne alla piazza di s. Michele, dove (come ho detto) si potrebbe fare e non fare, massimamente secondo che l'opera degli artefici sarà spedita o intricata e difficile; chè questo è un di quei luoghi, che (avendosi a lasciar nulla) si può lasciare; et alla invenzione, ovvero fine di tutto il concetto non può far danno.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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