O veramente, come ancora si cava pur da medaglie, fosse su alto una bella sedia curule, che così si chiamavano quelle dei consoli romani, e poi degl'imperadori; et erano il contrassegno del magistrato e dell'imperio; e sopra essa una corona o di quercia o d'alloro, come ho detto; e quando se ne ponesse tre, una nel mezzo maggiore, et una di qua et una di là alquanto minori, dove fossero pure corone, mi piacerebbe, e se ne vede battute assai in Roma, massime ne' consolati; e di queste ne battè ancora Tito; e tutto si mette per considerazione, e importa il medesimo; ed in questo concetto il titolo sarebbe in nome della città, la quale, governata con somma giustizia et equità, difesa da ogni ingiuria, mantenuta pacifica e quieta, ripiena di ornamenti, e sperando accrescimento di tutte queste cose, con animo grato, per merito del passato e speranza del futuro, dedica questo arco ornato di quelle virtù che ha provate verso sè stessa: Optimo Principi, ovvero Iustitiae, prudentiae et pietati nostrorum Principum; ovvero che essa virtù offerisse, il che parrebbe più comune potendosi conoscere che a chiunque opera virtuosamente si deve la corona come s'è detto.
Et ancorchè io so ch'egli è superfluo, pure avvertirò che questa voce Princeps in latino non significa quel medesimo che il volgare, che fa differenza di grado fra duca e principe, ma importa suprema potestà o sia imperadore, o sia re, o sia duca.
E di tutto questo n'è il disegno e la bozza num. 15 e num. 16, dove si è dichiarato a bastanza.
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Roma Tito Optimo Principi Iustitiae Principum Princeps
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