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      Nell'altro la principessa in compagnia di molte vergini, ornate e liete, e pur colle lor faccelline in mano, che facessono il medesimo atto che i giovani. E poi a bocca vi potrei leggere quel che questo importi, e come abbia a stare per l'appunto, ne' versi nuziali di Catullo, donde si cava questa invenzione. E questi cinque quadri ho fantasia ch'abbiano a essere de' belli che s'abbiano a fare. Soddisfacendo le larghezze, avvisatene, che ordinerò che subito vi si metta mano. 1565.
     
     
      LXIII.
      D. Vincenzio Borghini a M. Fabio Segni.
     
      Io vi mando una particella del mio concetto per le inscrizioni da farsi negli ornamenti ed archi fatti per queste nozze, con narrare la quantità e proposito dell'istorie e statue così succintamente, che avendole vedute o dovendole vedere (il che io giudico necessario) basta accennare così un poco e, come dire, ridurre alla memoria sommariamente la cosa com'ella sta; così la capacità dei luoghi dove si hanno a mettere, che generalmente io veggo poco spazio, e da non potersi molto allargare, nè potere esprimere a pieno que' furori divini che vengono a' poeti. E ci bisogna avere una buona pazienza, perchè è cosa naturale de' pittori non lasciare spazio o pochissimo per parole; nè ci giova diligenza o braveria a cavargli di questa fantasia, donde io la giudico naturale, e però che sia fatica vana pensare di poterla mutare. Credo io che paia loro tutto perduto quello che si lascia alle lettere, e tosi(125) alle figure. Or come si sia, il fatto sta così. Non crediate, che l'aver detto io quello che sarebbe di mia fantasia, ed il mio concetto, sia per dare orma o legge precisamente di quello che si ha da fare, come anche ho avvertito in quelli scritti, che non è stata questa l'intenzione mia, ma solo per esprimere sinceramente, quale fu da principio, quando ordinai questi ornamenti, l'intenzione e concetto mio, e dove batteva il fine di questo mio disegno, così male ordinato com'egli è. Anzi non solo mi contento, ma vi prego ancora, e vi scongiuro a mutare, variare, crescere, sminuire tutto quello che a voi parrà, che so che non potrà se non migliorare; ed io desidero, per servizio de' nostri signori, e per onor della città e nazione nostra, che le cose riescano quanto più belle e più vaghe e più ingegnose elle possono, ed ogni aiuto per questo effetto mi sarà carissimo, e ne terrò non piccolo obbligo con ogn'uno; or quanto più con quelli amici che io amo ed onoro come l'anima mia.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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