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      Ma questi miei scritti senza vedere il fatto in essere non vi servirebbono intieramente, come più volte ho accennato; ed anche io, considerando questa difficultà, sono stato in certe cose più breve. E, se per avventura vi fusse detto qualche cosa diversa da quello che è fatto, che sarà facil cosa che la memoria non mi avesse servito in tutte le cose, voi, riscontrando quel che è fatto, seguirete quello; benchè questo possa intervenire in qualche particolare di poca importanza, che ne' generali non accaderà; ed in questo mezzo aremo occasione più volte di rivederci e parlarne. Io non ho usato pure una minima diligenza di scrivere certe minuzie, lasciando tutto alla prudenza vostra, che saprete molto bene fiorire ed arricchire questa mia povera invenzione col vostro ottimo ingegno. Ben vi metto in considerazione, che per essere la materia grande per mio avviso, crederei che l'andare risecando il superfluo fusse sempre a proposito, e non lasciando quello che è necessario, e che è il nervo della cosa con ogni efficacia e destrezza, ristringersi col ragionamento nelle cose sustanziali, e che questo abbia a dar satisfazione e piacere ai lettori, nimici naturalmente della lunghezza; pur di tutto mi rapporterò al giudizio vostro, e mi quieterò in quello che a voi piacerà. E con questo fo fine, con pregarvi ogni felicità da Dio, e salutarvi con tutto il cuore.... 1565.
     
     
      LXVIII.
      D. Vincenzio Borghini a M. Domenico Mellini.
     
      Il disegno mio era in questa invenzione, ancorchè e' ci fusse qualcosa come accade in trattando di nozze e di cose liete ed allegre, che paresse o bassa, o alquanto minuta, di ritirarla (quanto la cosa patisce) al grande, e far sì che e' se ne cavi o documento o qualche scintilla di buona intenzione, come per esempio al numero 10 dedicato alla Ilarità e Letizia Pubblica, dove è una fontana che getta vino, e tutte pitture e sculture di letizia, festa e giuoco, non è stata in questo l'intenzione di lodar i baci e le cose basse, ma mostrare con questa invenzione e pittura che queste feste e giuochi pubblici sono necessari a' popoli; e sebbene i buoni principi non debbono fare il fondamento loro nel trattenere i popoli con queste spezie di passatempi, non le debbono però in tutto spregiare, perchè all'intiero ben essere d'una città non basta che i popoli stieno occupati nell'arti, copiosi di beni, concordi fra loro e in pace co' vicini, che e' bisogna talvolta tenergli lieti e rallegrargli; onde i Romani con tanta gravità, e gli Ateniesi con tanta dottrina, non dispregiarono queste piacevoli e popolari feste e spassi, e ven'avea leggi e decreti.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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