Per li travagli della sua lite, non la infastidirò, sebbene mi credeva che V. S. fosse andata in qualche altra città, che per questo non ho scritto a V. S., ec. Bologna, il dì 14 giugno, 1616.
XC.
Lodovico Caracci al sig. don Ferrante Carlo.
Ho sentito la causa della tardanza dello scrivere, sebbene me l'andava pensando. La causa è nell'andare per il Po nel mezzo giorno; e non è maraviglia se V. S. ha patito così gran caldo essendo fra due soli Apollo in cielo, e Fetonte nel Po; però, lodato il signore che si è risanata dalla febbre, e immediatamente aver fatto così lunga Orazione nell'accademia di costà con tanto concorso di questa città e applauso. La materia la sentiremo alla sua venuta, desiderata da me. Io feci le sue raccomandazioni al signor Bartolomeo Dolcini, e la risaluta caramente. Ho già finito il quadro della Susanna, e mandato a quel cavaliero di Reggio, cioè il cavaliero Tito Buosio: se nel ritorno si compiacesse di vederlo, quel signore lo mostrerà molto cortesemente, e spero che sarà per piacerle, essendo cosa che è piaciuta assai. Sono dietro al quadro dell'Adorazione delli Magi. Sto in casa, non avendo più la comodità delli conti Caprara, per essere ritornati a Bologna. Il negozio della tavola di S. Giovanni in Monte si raffredda, perchè quel signor Lorenzo si voleva abbassare di prezzo, con dire che nella mia gioventù aveva fatto a prezzi più bassi; e io mi sono ritirato senza parlarne mai più, e non la curo, non mi mancando occasioni onoratissime. Li do nuova che il Caserta(159) ha perso l'amicizia del signor Lorenzo Bonsignor e di messer Iacinto Gilioli, e non ha più chi lo protegga, avendo pochissime amicizie, e quasi alcuno.
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