Io dal canto mio sono per fare qualche cosa altro a suo gusto, ma che non sia di molto tempo, quanto al numero delle figure; e quello che non facessi per il mio signor Ferrante Carlo non lo faria per persona vivente, che io stimo più il valore e virtù sua, ornata di così belle creanze, che fanno innamorare chi la conosce, come me; sebbene la strettezza del tempo, andando fino a Pasqua di Resurrezione, è troppo corto per le occupazioni nuove di quattro tavole da altare, che tre fuori della terra, e una qua nella città, avendoli a dar principio, oltre le reliquie de quadri vecchi da finirsi; sebbene la tavola delli Preti di S. Paolo è finita e in opera, il quadro del Capitolo di S. Piero, il quadro del marchese Facchinetto, e altre cose più minute, finite questo Natale. Ma io farò bene entrare qualche cosa per lei, e bisognerà che abbia pazienza ognuno.
Al suo ritorno, si ricordi, se passerà per Reggio, di domandare il sig. cavalier Buosio, cioè il signor Tito, e pregarlo per amor mio che gli faccia vedere la sua Susanna, essendo molto gentile e nobile, e mi saprà poi dire se le sarà piaciuta. Tutti della stanza la risalutano, e io, più servitore di tutti, le bacio le mani. Bologna, 1° dell'anno 1617.
XCII.
Lodovico Caracci al sig. don Ferrante Carlo.
Dalla sua lettera tanto amorevole ho conosciuto il desiderio che tiene V. S. circa il quadro del Cristo Morto, nel modo che V. S. mi ha significato con la sua eloquente lettera; e se la nostra amicizia non fosse principiata molti anni sono, ora dalla sua lettera principierebbe, e io saria in obbligo di servirla, tanto mi ha persuaso; e non mi disturba cosa alcuna, se non il tempo breve, avendo a procurare di farle cosa grata, come desidera.
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